Bonaveri, uno spirito anarchico: “Le mie canzoni lontane dai social”

Gennaio 25, 2018

Esce domani “Reloaded”, il nuovo disco dell’artista bolognese che festeggia il cinquantesimo compleanno. Il debutto il 15 febbraio al Fanin di San Giovanni

È a suo modo una prima volta, per Germano Bonaveri, che per festeggiare il cinquantesimo compleanno si regala un nuovo disco, “Reloaded”, in uscita venerdì. Il cantautore bolognese vi raccoglie 14 anni di canzoni, rivisitate per suonare ancora attuali, ma lui abituato a lavorare per suo conto stavolta s’affida alla Fonoprint, per la produzione di Maurizio Biancani. “Perché non mi hanno chiesto di cambiare me stesso, d’essere più social o seguire il trend del momento, io né ora né a trent’anni sono mai riuscito a barattare la mia integrità per un successo effimero”, spiega Bonaveri dagli studi della casa discografica bolognese. Dal vivo, invece, lo si vedrà il 15 febbraio al Teatro Fanin di San Giovanni in Persiceto.

Bonaveri, chi sono “Le piccole vite” dell’inedito del disco?

“I nostri animali domestici, ma nello specifico il mio gatto. Esce solo ora ma la scrissi cinque anni fa, due mesi dopo la sua morte, per esorcizzarne il dolore. Non la pubblicai perché temevo suonasse ruffiana, anche se non lo era perché era una storia intima. Così come ci ho messo 14 anni prima di incidere ‘Ricordi di figlio’, scritta dopo la morte di mio padre, avrei odiato si pensasse volessi far presa con una storia strappalacrime”.

Bonaveri canta la magia delle “Le piccole vite”: il nuovo video

Gli altri momenti autobiografici del disco?

“Uno su tutti è ‘Le Mat’, che era quello che mi dicevano gli amici – ‘è matto’ – quando nel 2000 ho deciso di lasciare il mio mestiere per fare il cantautore. Lavoravo nella ricerca e sviluppo, guadagnavo bene, ma io sono anarchico di spirito, stare nel mondo della tecnica e della procedura non mi andava più, volevo la vita da musicista”.

A posteriori, fare il cantautore è stata una cosa da matti?

“C’è stata a volte l’amarezza di sentirsi inascoltato in quanto cantautore ai margini che rifiutava la canzone canonica che segue il tema del momento, e il mio non accettare compromessi m’ha creato anche dei nemici. Ma è per questo che suono, e ho abbracciato il progetto con Fonoprint perché non mi ha fatto imposizioni”.

Ma c’è ancora spazio per i cantautori in Italia?

“Poco. Si è persa la necessità di tutelare il linguaggio, la cui padronanza è invece la prima forma di difesa e reazione. Si sta erodendo lo spazio alla canzone che dà valore alla parola, il che rispecchia i tempi che viviamo: serve velocità, c’è poca attenzione, la musica è sottofondo mentre si fa altro. Ma per essere cantautore non basta scrivere i propri brani, serve una valenza poetica”.

A Bologna le cose sono diverse?

“Non più. Non si riesce più a creare un pubblico nuovo, e investire sulla musica ha costi sempre più proibitivi, chi amministra dovrebbe investire in chi organizza eventi. Bologna soffre questa situazione ed è sintomatico che quando c’erano i cantautori qui si suonava in ogni locale mentre ora la scena musicale è morta. Io stesso, da outsider fuori dai soliti canali, nella mia città prima di questo progetto ho suonato solo con l’Anpi, e mi spiace”.

Nel 2007 fu sul palco del primo V-Day grillino bolognese. Ci tornerebbe?

“Allora fui fiero di esserci, condividevo molte delle spinte generate da quell’idea. In questo momento credo farei fatica, oggi non mi piace l’idea di legare la musica alla politica, qualsiasi sia il partito. Vedo ovunque troppo personalismo, politica usata per far carriera. Io mi considero un uomo di sinistra, ma oggi mi sento senza una casa”.

E ai giovani, che dice?

“Il brano di chiusura ‘Delle diversità’ è il mio augurio per loro. Affinché si riprendano  il  futuro che la mia generazione gli ha portato via col suo egoismo. E che sappiano capire la sconfitta. Tutto il mio lavoro punta a raccontare la sconfitta, la cosa di cui nessun partito vuole parlare. Se impari a sopravvivere alla sconfitta stai già dotandoti degli strumenti per preparare la rivalsa, invece la politica vuol convincerti che se stai con noi ci sarà la vittoria, ma in questa società il vincitore è sempre il profitto”.

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