Pay for Live: quando le band sono costrette a pagare per potersi esibire dal vivo

Marzo 22, 2023
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Negli ultimi anni, l’industria musicale ha subito un cambiamento significativo, con la diffusione dello streaming e la diminuzione delle vendite di album fisici. Tuttavia, per molte band, il guadagno maggiore arriva ancora dalle esibizioni dal vivo. Ciò che già tutti sanno è che molte di queste band, soprattutto quelle emergenti, sono costrette a pagare per potersi esibire.

La pratica, nota come Pay for Live, è stata oggetto di discussione negli ultimi anni. Secondo un articolo di Billboard del 2019, “le band spesso si trovano a dover pagare per potersi esibire in locali, festival e persino in tour con altre band più grandi”. Questo fenomeno sembra essere particolarmente diffuso negli Stati Uniti, ma è presente anche in altre parti del mondo.

Il Pay for Live può essere considerato un investimento per le band emergenti, che sperano di farsi notare dal pubblico e dalla stampa musicale. Tuttavia, il costo delle esibizioni può essere eccessivo, soprattutto se la band non riesce a recuperare la spesa con la vendita di merchandising o con il pagamento dei diritti d’autore.

Secondo un sondaggio condotto dal sito di crowdfunding PledgeMusic nel 2017, il 71% degli artisti intervistati ha dichiarato di aver pagato per esibirsi almeno una volta, mentre il 56% ha affermato di doverlo fare regolarmente. Inoltre, il 51% degli artisti ha dichiarato di aver speso tra i $100 e i $500 per esibirsi, mentre il 25% ha speso più di $1000.

Il Pay for Live è una pratica discutibile, che sottolinea le difficoltà che le band emergenti devono affrontare per farsi strada nell’industria musicale. Tuttavia, secondo alcuni esperti del settore, ci sono modi per evitare questa pratica. In un articolo pubblicato su Forbes nel 2019, l’avvocato musicale Erin M. Jacobson ha affermato che le band dovrebbero “imparare a negoziare i propri contratti e ad avere una migliore conoscenza del settore”. In questo modo, le band potrebbero ottenere un pagamento più equo per le loro esibizioni.

Inoltre, ci sono organizzazioni come Fair Trade Music, che si battono per i diritti delle band emergenti e cercano di eliminare il Pay for Live. In un’intervista con Billboard nel 2019, il fondatore di Fair Trade Music, Tom Burtzlaff, ha dichiarato che “la nostra missione è far sì che le band siano pagate in modo equo per le loro esibizioni e che i locali siano trasparenti riguardo ai costi e alle entrate”.

Per approfondire l’argomento del Pay for Live e delle difficoltà degli artisti emergenti nell’industria musicale, molti di loro, come per esempio i the Seagulls, hanno recentemente dichiarato: “Come band emergente, abbiamo dovuto affrontare il Pay for Live in diverse occasioni. È una pratica che non ci piace, ma spesso è l’unica possibilità per suonare in locali e festival importanti e farsi notare dal pubblico e dalla stampa musicale. Tuttavia, il costo delle esibizioni può essere molto alto e spesso non siamo in grado di recuperare la spesa. È un investimento che facciamo sperando che porti dei frutti, ma non sempre è così”. Sarebbe importante che i locali e gli organizzatori di festival fossero più trasparenti riguardo ai costi e alle entrate delle serate. In questo modo, le band potrebbero avere una maggiore conoscenza della situazione economica e negoziare contratti più equi”.

L’esperienza dei The Seagulls è simile a quella di molte altre band emergenti che cercano di farsi strada nell’industria musicale.

Alessio Nencioni, chitarrista e cantante della band indie pop “Le Formiche”, ha dichiarato in un’intervista a Rolling Stone: “Siamo costretti a pagare per suonare in locali e festival, ma spesso non riusciamo a coprire i costi. Ci sono alcune situazioni in cui le band sono trattate come merce di scambio: i locali promettono visibilità, ma poi non ci sono risultati concreti”.

Anche la band punk rock “Gli Scontati” ha avuto difficoltà con il Pay for Live. In un’intervista a Rockit, il bassista Marco Rossi ha affermato: “Spesso ci propongono di suonare gratuitamente, promettendoci visibilità. Ma la realtà è che non ci sono garanzie e finiamo per pagare di tasca nostra. È frustrante, ma cerchiamo di vedere il lato positivo: suonare dal vivo è l’unico modo per far conoscere la nostra musica”.

Queste testimonianze dimostrano come il Pay for Live sia ancora una pratica diffusa nell’industria musicale e come molte band emergenti debbano affrontare difficoltà economiche per farsi notare dal pubblico e dalla stampa musicale. Tuttavia, come suggerisce Luca Gagliano dei The Seagulls, l’aumento della trasparenza nell’industria musicale potrebbe aiutare a migliorare la situazione e a garantire condizioni più eque per le band emergenti.

 

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