FACCIAMO IL PUNTO SULLO STATO DELLA MUSICA SINTETICA

Marzo 28, 2024

Da due mesi le prime 7-8 posizioni nella classifica dei brani più programmati in radio in Italia (fonte @earone) sono canzoni che hanno partecipato al Festival di Sanremo che anche quest’anno ha messo in mostra un nucleo ristretto di autori i quali hanno firmato la stragrande maggioranza dei pezzi stessi in gara.

Questi gruppi autorali e di produzione hanno nomi che ricorrono costantemente nella firma delle più importanti hit degli ultimi anni al punto che ci si domanda quasi come facciano ad avere un intuito creativo così fervido e resistente nel tempo. Talento puro oppure abilità acquisita nella pratica di composizione con l’utilizzo (o forse sarebbe meglio dire con l’aiuto) di intelligenza artificiale?

COME FA L’INTELLIGENZA ARTIFICALE A CREARE MUSICA?

L’utilizzo di software e tool informatici non è una novità: l’ormai super celebrato AUTOTUNE è diventato oggetto di infinite discussioni sulle quali preferirei non tornare.

Parliamo invece di questi generatori di intelligenza artificiale che stanno rivoluzionando la produzione musicale perché in grado di generare melodie, testi, canzoni intere seguendo semplicemente le indicazioni che vengono loro impartite (come stile, genere musicale, mood, ecc). Perché ormai lo sanno tutti quanto sia possibile addestrare un generatore di intelligenza artificiale nel campo musicale grazie ad algoritmi perfettamente istruiti su un gran numero di dati riguardanti proprio l’industria musicale. Una volta che questo “addestramento” viene portato a termine, il producer può interfacciarsi col generatore ed indicare le caratteristiche che dovrà avere la canzone. Per farla breve, è perfettamente possibile richiedere brani che seguano uno stile di un determinato artista e/o che ricordino un determinato genere musicale relativo ad un determinato decennio.

Ma non è finita.

I tool di intelligenza artificiale analizzano i testi delle canzoni che vengono incluse in un gruppo di dati dai quali apprendono i modelli tipici di un artista o di un genere musicale, le parole più utilizzate, la frequenza nei ritornelli, l’utilizzo di vocaboli.

Riassumendo: è possibile richiedere ad un generatore di produrre una canzone con lo stile di un determinato artista con composizioni che miscelino vari generi.

Questa evidente constatazione ha prodotto una serie infinita di discussioni. Molti musicisti hanno sollevato moti di protesta opponendosi a questi strumenti ritenendoli potenzialmente dannosi per l’economia di settore che si basa sui compensi derivanti dalle attività di scrittura, interpretazione degli autori e degli artisti. Spotify invece ha creato dei laboratori veri e propri per creare e sviluppare tool di AI che assistano gli artisti durante il processo creativo. Enzo Mazza di Fimi ha chiesto alle piattaforme di rendere trasparente il sistema con cui addestrano l’intelligenza artificiale a coinvolgere i titolari dei diritti per ottenere le licenze d’uso del contenuto, ma temo che questo non accadrà mai.

E allora cosa ci resta da fare?

Nulla. Credo che la sfida più grande non riguarderà solo l’utilizzo di nuove tecnologie, quanto riuscire a trovare il modo di nascondere il loro utilizzo.

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