Scandali su Bot Farm e AI Tracks: come difendersi e salvarsi la reputazione

Luglio 16, 2025

Nel 2025, il mercato discografico italiano si trova a un bivio: da un lato l’innovazione tecnologica promette nuove opportunità creative, dall’altro emergono minacce concrete alla trasparenza e alla sostenibilità del settore.

Tra le più discusse, le bot farm e le tracce generate da AI stanno alterando profondamente il panorama dello streaming musicale.

Perché la verità è che abbiamo un problema: si chiama streaming fraudolento (e con lui c’è anche quello delle tracce artificiali)

Secondo recenti analisi internazionali, fino al 18% dei contenuti caricati quotidianamente su piattaforme come Spotify o Deezer è generato da intelligenza artificiale.

Questi brani, spesso privi di valore artistico, vengono poi spinti artificialmente da bot farm che simulano ascolti reali, gonfiando le metriche e sottraendo risorse agli artisti autentici.

Avrete letto del caso emblematico del musicista Michael Smith, il quale avrebbe guadagnato oltre 10 milioni di dollari caricando centinaia di migliaia di brani AI e sfruttando bot per generare ascolti fraudolenti.

Questo tipo di frode mina la fiducia nel sistema e rende difficile per gli artisti emergenti costruire una reputazione basata sul merito.

E allora come difendersi?

Per contrastare questo fenomeno, è fondamentale adottare strategie preventive di reputazione.

Ecco alcune azioni concrete che mi vengono in mente (ma probabilmente ce ne sarebbero anche altre):

  • ⁠ ⁠Monitoraggio attivo: utilizzare strumenti di analytics per verificare l’origine degli ascolti e segnalare anomalie.
  • ⁠ ⁠Trasparenza nei metadati: fornire informazioni dettagliate su produzione, collaborazioni e fonti sonore.
  • ⁠ ⁠Collaborazione con piattaforme etiche: privilegiare servizi che promuovono la qualità artistica e la remunerazione equa.

In questo contesto, ho notato che Bandcamp mi pare si confermi come una delle piattaforme più affidabili per gli artisti indipendenti.

Con una politica di revenue trasparente e il supporto diretto ai creatori, Bandcamp consente di:

  • ⁠ ⁠Vendere musica e merchandise senza intermediari
  • ⁠ ⁠Costruire una community di fan autentici
  • ⁠ ⁠Mantenere il controllo sulla propria identità artistica

Per quanto mi riguarda, esistono anche altre alternative valide che includono:

Funkwhale: che è figa perché è decentralizzata, con una open-source, orientata alla privacy

SoundCloud: questa la conoscete sicuro. Dà ampia visibilità, ma meno controllo sui ricavi

Last.fm: io la frequento quando provo a scoprire musica interessante ed analizzarne i dati.

Stiamo lavorando per dirigerci verso un ecosistema musicale più sano

Perché la lotta contro le bot farm e le tracce AI non è solo tecnica, ma culturale.

Servirebbe una presa di coscienza collettiva: artisti, etichette e ascoltatori devono promuovere un ecosistema musicale basato su autenticità, trasparenza e valore artistico.

Forse le piattaforme come Bandcamp non sono solo un rifugio, ma un modello da seguire.

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